Per un’ecologia dei concerti. Jamiroquai a LPE

Per un’ecologia dei concerti dall’isteria social del giorno dopo dico che ieri c’è stato un concerto bellissimo di Jamiroquai, un’ora e mezzo di musica che ti fa ballare, ti dà speranza, ti resta dentro per settimane sotto forma di consolazione rispetto alle consolidate asprezze della vita. Io non voglio difendere gli indifendibili organizzatori che hanno una storia che parla ormai per loro, ma stamani mi sono svegliato e a quanto pare, proprio allo stesso concerto in cui 19.900 persone erano prese benissimo, si leggono solo i 100 che si sarebbero lamentati pure a Woodstock del fango, della folla o chissà cos’altro perdendo per sempre la possibilità di farsi attraversare dall’irripetiile miracolo artistico che si compiva davanti a loro. Rispondo solo della lamentela più comune e comprensibile, che per quelli che si lamentano del parcheggio di sabato, d’estate, in Versilia, serve uno psichiatra uno psicologo non basta. Le code lunghissime per il bar, ecco, credo che se la tua priorità a un concerto sia bere birra sia più indicato il pub, che il nostro corpo può vivere una vita intera senza alcol in corpo e diversi giorni persino senza acqua. Che ci si poteva concentrare sul concerto o sull’arsura, sul parcheggio lontano, sull’erba del prato tagliata troppo bassa eccetera, perché se uno vuole stare male, beh Freak Antoni diceva che ci si poteva riuscire ovunque. Che l’organizzazione ha il dovere di migliorare, ma gli scribacchini che postano o ripostano live report di concerti a cui non sono stati non cambieranno mai. Che poi non era per niente difficile dimenticare tutto il resto, con un personaggio come questo che correva, ballava e saltava su e giù dal palco con un’energia pazzesca per tutto il tempo, lui e la sua band stratosferica, e chiude il concerto con visibile disappunto per il tempo scaduto ma prima di sparire promette che tornerà, che farà un altro disco così avrà la scusa per far accadere di nuovo tutto questo, perché quei 19.900 che se la godevano sono stati un’esperienza memorabile anche per lui e gli altri 100 sono solo una delle polemichette del giorno su questo social sempre più teatro pubblico del burnout privato, un social in cui sempre ieri leggevi “prendo i pop corn” rispetto alla sfiorata tragedia in Russia. Qui sembrano tutti scemi, ierisera eravamo tutti bellissimi e lo Space Cowboy più di tutti.

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