Orrore

Provo orrore davanti a un mondo che tollera migliaia di bambini, donne e uomini innocenti uccisi mentre io scrivo e tu leggi per una guerra che è, dichiaratamente, una vendetta cieca alla violenza clamorosa di una minoranza. Provo orrore davanti alla guerra, ogni guerra, ma anche davanti a ogni pace che sia pace solo per una parte, una pace che per l’altro sia una guerra, questa guerra. Provo orrore davanti al governo di Israele e i miliziani di Hamas e anche davanti a chi equipara i popoli ai governi, le milizie e le minoranze al loro interno, a chi confonde i nostri fratelli e sorelle del mondo di ogni colore, provenienza e religione con i barbari assassini di parte. Provo orrore davanti all’ignavia vigliacca delle istituzioni occidentali, che fuori dai confini dell’Impero contemplano caos, morte e distruzione come costo tollerabile sullo scacchiere dei complessi equilibri continentali, dal cimitero del Mediterraneo ai bombardamenti a tappeto. Provo orrore davanti alla propaganda mediatica a senso unico, che da giorni suggerisce sottilmente l’accostamento della follia nazista alla causa palestinese, che non è esclusiva di una milizia o di un partito, che esprime con modalità assai diverse al suo interno la sofferenza comune di un popolo intero. Provo orrore ed è l’ennesima volta, dopo l’Ucraina, l’Afghanistan, l’Iraq e altri teatri di guerra innescati da meri interessi di uomini in giacca e cravatta a migliaia di chilometri di distanza, davanti a chi supporta le vie delle armi e della morte contro una parte o l’altra, anche tra noi che saremmo i primi a morire con una di quelle guerre in casa nostra e non è che non ci siano state, è che ce le stiamo tragicamente dimenticando. Provo orrore davanti alla nostra impotenza, davanti a parole o a prese di posizione come questa che sono sì “ghirlande di senso tra uomini che non sopportano l’oblio di altri uomini”, ma anche tentativi disperati di autoassoluzione da parte di chi è condannato a restare a guardare verso chi è condannato a morire, numeri e volti che appaiono e scompaiono sullo schermo di un telefono, tra la pubblicità scelta dall’algoritmo e qualcos’altro da comprare. E provo orrore davanti a quella tentazione della mente di far finta di niente, di rimuovere questo tarlo, questa voce che si interroga, “che senso ha se solo tu ti salvi?”, un corrimano a cui aggrapparsi quando la bestia feroce della guerra ci invita a schierarsi contro altri esseri umani.

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