Cosa facevi il 3 marzo 1994?
“Cosa facevi il 3 marzo 1994, quando arrivò la notizia che Kurt Cobain era andato in coma, e proprio a Roma? Cosa facevi oltre a disperarti e a intuire che era l’inizio della fine?”
Quel giorno nasce questo romanzo di una amica e penna speciale, Azzurra D’agostino. Una storia in cui non c’è da vergognarsi se uno non ce la fa.
“In che anno siamo adesso? Quanto dell’adolescenza abbiamo dentro? Il patto che abbiamo stipulato allora è ancora mantenuto? Abbiamo protetto la fiamma?”
Questo libro è un canto alla giovinezza, all’incendio e alla purezza, alla ribellione e all’amicizia, alle cose sentite forti che restano per sempre anche quando finiscono, o semplicemente cambiano (cambiamo?).
«L’idea che mi sono fatta in tutto questo restare è che vivere prestando attenzione a essere ogni giorno davvero vivi, nei propri pensieri, nelle proprie azioni, nelle relazioni, difendendo l’incendio e lo splendore che ogni minuto può far brillare, è la cosa più vicina al Nirvana che io riesca a immaginare.»
Dentro ci sono 3 ore e mezza di musica in una playlist molto variegata e molto anni Novanta – che siano i Nirvana i Soundgarden gli Smashing Pumpkins i REM persino gli 883 – dentro ci sono due ragazzi e una ragazza, dentro c’è l’angelo del nostro tempo, Kurt Cobain, e tutto quello che significa avere un desiderio. Musica che ha a che fare con l’anima. Dentro c’è la poesia e le camicie a scacchi e i centri sociali e gli spicci per le cabine telefoniche e le demo e i volantini fotocopiati.
“Negli anni Novanta, la Generazione X sapeva che le cose erano troppo belle per durare. Tutti aspettavano che la grazia dei decenni precedenti svanisse. Ecco, Kurt Cobain era la voce recondita e oscura che annunciava l’addio a quel ‘nirvana’ collettivo, verso la fine degli anni Novanta… Kurt era il paladino di non svendere mai se stessi, perché negli anni Novanta, la cosa peggiore era ‘svendersi’. Difficile spiegarlo nel 2024. La riassumerei cosi: per la Generazione X ‘il successo era fallimento sotto mentite spoglie’. All’epoca di Kurt Cobain, se facevi qualcosa che piaceva alle masse, era un problema. Oggi, invece, l’unico metro di giudizio sono i clic, e i numeri, i numeri, i numeri… Inoltre, I’arte oggi si qualifica come un’esperienza purificata da disagi e sofferenze. Insomma, il mondo capovolto. O forse una sorta di inferno”.
Douglas Coupland
