É uscito il mio – nostro ultimo libro, dedicato a Luciano Cilio

Anni Settanta, la napolitudine invadeva le classifiche discografiche mentre un giovane Luciano Cilio tentava una performance doppia lungo le rive della Senna, con sitar ed altri strumenti. A Napoli aveva collaborato con il Teatro Esse come attore e come musicista, proveniva dal sitar e dalla chitarra, ma suonava anche il pianoforte. Aveva partecipato ai primi lavori di Alan Sorrenti e inciso alcuni brani nello studio del mitico Shawn Philips. Cercava evidentemente di raggiungere e formare a sua volta un pubblico per una nuova musica, davvero mai ascoltata, che Cilio affermava di sentire e perseguire seguendo l’utopia, coniata da altri, di una musica del futuro al di là “della retorica delle fabbriche occupate” e delle barriere accademiche. Finalmente, nel 1977, riusciva a pubblicare un disco per la Emi italiana, vendendo pochissime copie, ma raccogliendo l’adesione entusiastica dei critici e dei colleghi della musica cosiddetta ‘colta’. L’album, con brani di una bellezza struggente ed insuperata, si chiamava “Dialoghi del presente”, un presente rappresentato da chi aveva già raggiunto la consapevolezza che la fase inespressiva dello sperimentalismo era finalmente morta, e che sia Cage che Boulez erano eroi da superare. Dopo di allora, una serie di fortunate rassegne musicali, con l’ingresso nelle sale da concerto tradizionali, e la partecipazione ai più importanti dibattiti culturali della sua città, Napoli. Poi lo storico concerto per Demetrio Stratos di Milano. Inaspettata, nel 1983, la morte, giunta all’apice della carriera, ma anche al culmine di una fase della sua produzione assai prossima al silenzio.

Luciano Cilio è stato un musicista e un compositore d’avanguardia, che ha operato a cavallo tra gli anni 70 e 80 a Napoli. Eco di un universo assente, la musica di Cilio non ha tempo nonostante i leggendari “Dialoghi del Presente” del 1977 siano l’unico disco pubblicato in vita; quei brani erano una proposta di rivoluzione radicale del minimalismo, toccati dal fuoco ma originati dal silenzio. Un’opera paragonata per l’intensità abissale al Nick Drake di “Pink Moon” da Jim O’Rourke e un artista che suonò per Demetrio Stratos, con Shawn Philips e in “Aria” di Alan Sorrenti. Misuratosi con l’insuccesso che tocca in sorte a chi è fuori dal coro, scopertosi senza voce e lasciato solo dalla sua città, Cilio si tolse la vita a 33 anni, senza aver mai scritto la sua musica. E sarebbe potuto essere l’oblio sui suoi suoni se Girolamo De Simone, Eugenio Feis ed altri amici non avessero deciso di tenere in vita la sua memoria attraverso decine di pubblicazioni – su tutte la raccolta “Dell’Universo Assente” e la ricerca trentennale dei “Nastri Ritrovati” influenzati dai suoi viaggi giovanili in India, dati per persi e miracolosamente riemersi nel 2018 – che ne hanno moltiplicato i segni fino a questo libro: un omaggio alla memoria inconciliata, una “ghirlanda di senso tra uomini che non sopportano l’oblio di altri uomini”. In questo testo Luciano Cilio torna a parlarci dentro le fotografie di Fabio Donato, con la voce di Luca Buonaguidi, nelle intuizioni di Salvatore Setola e attraverso un’intervista impossibile. Infine a (ri)suonare con brani interpretati da Girolamo De Simone – ascoltabili al link allegato a queste pagine – autore dei testi di documentazione finali. Un libro sull’itinerario umano e artistico di chi è assente ma continua a lasciare tracce.

L’INDICE

  • Pag. 5 “Lieve come un soffio” (di Girolamo De Simone)
  • Pag. 7 “Invito all’ascolto”
  • Pag. 9 “Luciano Cilio. Una fuga dal tempo” (di Salvatore Setola)
  • Pag. 23 “Suoni senza un suonatore. Omaggio a Luciano Cilio” (di Luca Buonaguidi e Fabio Donato)
  • Pag. 57 “Un’intervista impossibile” (di Luca Buonaguidi e Salvatore Setola)
  • Pag. 67 “Luciano Cilio mi disse” (di Girolamo De Simone)

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GLI AUTORI

Girolamo De Simone (Napoli 1964), musicista e agitatore culturale, è considerato come uno degli esponenti delle avanguardie italiane legate alla musica di frontiera. Ha ricevuto molteplici riconoscimenti, tra cui i “Premio Internazionale Capri Musica per la musica contemporanea – 2004”, e il “Premio Masaniello 2013, Napoli, città di suoni”. Pianista, elettro-performer e compositore, nella sua formazione si è riferito ad Eugenio Fels, che lo ha seguito dai primi passi fino al diploma di pianoforte, a Riccardo Risaliti, Gordon Murray (clavicembalo) e a Eliano Mattiozzi-Petralia (direzione d’orchestra). Negli anni Ottanta sono poi determinanti gli incontri con il compositore autodidatta Luciano Cilio (1982) e con John Cage, che conosce in occasione di “Events” (Napoli, 1984). Dopo l’esordio ufficiale a Villa Pignatelli nel 1982 con Luciano Cilio ed Eugenio Fels, ha partecipato a numerosi festival. Come compositore ha ricevuto esecuzioni per l’UNESCO a Parigi, per la CEE a Bruxelles, per la Radio-televisione Svizzera, e, in Italia, tra le altre, per Rai Due, Rai Tre, Radio Rai Due, Radio Rai Tre. Tra le attività più recenti, l’inaugurazione della stagione 2018 della Fondazione Morra, nello storico Palazzo Ayerbo D’Aragona Cassano, con
una performance dedicata al musicista Fluxus Giuseppe Chiari. Sempre recentemente, il Teatro San Carlo di Napoli gli ha commissionato una composizione, “Monteverdi Pianocloud”, in occasione delle Celebrazioni monteverdiane. Nel 2019 è stato l’unico italiano invitato a comporre ed eseguire un brano originale dal Festival ECM – Angeli Musicanti, per il 50° anniversario della storica etichetta tedesca. In qualità di teorico delle musiche di frontiera ha pubblicato libri, saggi, articoli e recensioni anticipando le tematiche della contaminazione tra generi musicali, della critica allo sperimentalismo e delle nuove estetiche mass-mediali. Nel 1985 fonda a Napoli l’Associazione Ferenc Liszt, poi Ente di rilievo. Dal 1994 è Direttore responsabile della rivista di musiche contemporanee ‘Konsequenz’, più volte premiata dal Ministero per i Beni Culturali come periodico di elevato valore (dapprima per le Edizioni Scientifiche Italiane, poi per l’Editore Liguori, infine per le Edizioni Neomedia). Scrive per molteplici riviste e segnatamente, a partire dal 1994, per il quotidiano “il Manifesto”, anche con una rubrica intitolata “Border” che consolida l’attenzione italiana verso la musica di frontiera. Come operatore culturale ha ideato o assunto la direzione artistica di storiche rassegne dedicate ai plurali della musica: ‘Galassia Gutenberg Musica’ (Napoli, Mostra d’Oltremare, fino al 1993); ‘Musica Millemondi’ (Napoli, Teatro d’Innovazione Galleria Toledo, dal 1997 al 2018); ‘Evenienze Konsequenz’ (Napoli, Teatro Sancarluccio, 2004); nel 1998 ha diretto la sezione contemporanea della Festa della Musica per il Comune di Napoli (Chiostro di Monteoliveto). Nel 2019 ha curato il Festival “L’Incantesimo della soglia” al Museo Hermann Nitsch di Napoli. Girolamo De Simone ha conosciuto personalità quali John Cage, Elliot Carter, Michael Nyman ed ha lavorato/interagito con Luc Ferrari, Vittorio Rieti, Pietro Grossi, Luciano Chailly, Giuseppe Chiari, Daniele Lombardi, Giancarlo Cardini, Enrico Cocco (…). Si è prodotto in performances che lo vedono affiancato a Ludovico Einaudi (Aversa 2000), Tuxedomoon (Napoli 2001), Michael Nyman (Capri 2005) e a numerosi altri protagonisti della scena musicale italiana e internazionale.


Fabio Donato è nato nel 1947 ed è docente di fotografia all’Accademia di Belle Arti di Napoli. Negli anni ’70 a seguito di un lungo viaggio in India inizia le sue numerose esposizioni, più di 150 fino ad oggi. In quegli anni fotografa il Living Theather; segue i primi anni di lavoro del celebre gallerista Lucio Amelio; è due anni a Milano; incontra e fotografa artisti come Beuys, Warhol, Nitsch, Ceroli, Acconci, Kounellis; apre con Mario Franco, a Napoli, l’Altro Diaframma, galleria di fotografia in collaborazione con il Diaframma di Milano di Lanfranco Colombo; continuano le sue collaborazioni con il teatro napoletano tutto (dalla sperimentazione: Morfino, Santella,Lucariello, Servillo, Martone, De Fusco, sino ad Eduardo). Negli anni 80 collabora con il Teatro Sud di Bari, inizia il suo lavoro con il teatro Bellini (che durerà circa trent’anni), espone alla Biennale di Venezia, al Museo de Arte di San Paolo in Brasile e al Lincoln Center di New York, illustra i primi due volumi della “Storia della Sicilia
antica” a cura dell’archeologo, accademico di Francia, Georges Vallet. Negli anni ’90 e quelli a seguire illustra per il Museo della Medicina di Parigi tre volumi (1996, 1997,2005) di grande pregio, riceve l’incarico di realizzare le immagini di “Fuori dall’ombra” (catalogo della omonima mostra che raccoglie 20 anni di storia della ricerca delle arti visive), espone allo Studio Morra di Napoli e alla La Habana a Cuba, vive l’esperienza dell’incubatore di Città della Scienza, continua il suo lavoro sulle arti figurative e sul teatro a Napoli. Alcune delle sue opere sono conservate in Messico, Francia, Brasile e Cina. Sul suo lavoro hanno scritto, tra gli altri: Alberto Abruzzese, Piero Berengo Gardin, Luciano D’Alessandro, Luciana Libero, Angelo Schwarz, Georges Vallet.


Luca Buonaguidi (Pistoia, 1987), psicologo e scrittore, ha una lunga frequentazione con l’Asia e vive sull’Appennino tosco-emiliano. Ha scritto i libri di viaggio INDIA – complice il silenzio (Italic Pequod, 2015) e Uno studio sul niente – Viaggio in Giappone (Italic Pequod, 2018); libri di musica con Salvatore Setola Ambulance Songs. Non dimenticare le canzoni che ti hanno salvato la vita (Arcana, 2019) e con Cani Bastardi Franti– Perché era lì. Antistorie da una band non classificata (Nautilus Autoproduzioni, 2014); di poesia con I giorni del vino e delle rose (Fermenti, 2010), Ho parlato alle parole (2014, Oèdipus); compare nelle antologie Affluenti. Nuova Poesia Fiorentina (2016, Ensemble) e Il delicato mondo di Nick Drake (2019, Autori del Mediterraneo). Ha curato L’isola che c’è. Un laboratorio autobiografico in comunità (2019, Sassi Scritti) con Francesca Gori, il primo libro in Italia scritto dai pazienti di una comunità terapeutica per dipendenze patologiche. Incluso anche in altre antologie e studi critici, è stato tradotto in tre lingue da riviste e istituzioni all’estero come l’International Rilke Society per l’antologia Rilkes Florenz/Rilke Im Welt-Bezug (2016, Wallstein) e il Centro Cultural Tina Modotti di Caracas. I suoi lavori sono stati commentati e rilanciati su centinaia di quotidiani, riviste, blog e radio e ha presenziato in tutta Italia a incontri pubblici dedicati ospite di festival, rassegne e circoli letterari. Ha scritto su riviste di cultura e società e ha collaborato con musicisti come Girolamo De Simone – Lalli e Stefano Giaccone (Franti) – Miro Sassolini (Diaframma) – Elias Nardi – Chris Yan – Jacopo Salvatori e altri per reading e sonorizzazioni, come autore di testi per le musiche di Elias Nardi, Daniele Di Bonaventura & Ares Tavolazzi – Maisie – Vittorio Nistri (Deadburger) e compare come voce recitante nell’album Approdi. Avanguardie musicali a Napoli (KonSequenz, 2015). Membro dello staff del progetto fotografico “Freedom” di Stefano Guindani sulle subculture contemporanee e co-autore di progetti multimediali con altri fotografi, registi, pittori e scultori, è ricercatore per Poetry Therapy Italia nell’ambito dell’uso terapeutico della scrittura e agitatore culturale sulle montagne e nelle periferie con l’organizzazione di festival di controcultura a ingresso gratuito come AltrofestUn Tempo LentoBackdoor, con ospiti come Sarah Davachi, Simon Finn e Francesco Guccini. Il suo sito personale è www.lucabuonaguidi.com.


Salvatore Setola (Caserta, 1986). Laureato in storia dell’arte, è co-autore con Luca Buonaguidi di Ambulance Songs. Non dimenticare le canzoni che ti hanno salvato la vita (2019, Arcana) e da più di dieci anni è redattore della webzine OndaRock, dove coordina la sezione “Pietre Miliari”, ovvero i dischi che hanno segnato a vari livelli la storia della musica rock. Si dedica particolarmente ad articoli di taglio storiografico e approfondimenti, come la rubrica “Juke-Box” (dedicata a singole canzoni) e gli speciali. Ha collaborato anche con le riviste Il Mucchio Selvaggio e Il Mucchio Extra, per le quali si è occupato di contaminazioni interdisciplinari tra avanguardie artistiche e generi musicali, e con la web radio napoletana Radio Shamal.

Una delle foto di Fabio Donato pubblicate nel libro

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