Cambiare per non cambiare

Un mio articolo per il giornale Kulturjam

7 Luglio 2020. Succede tutte le volte che non si è fatto i conti col proprio passato: se volete rinforzare un atteggiamento desueto, proibitelo, dicono gli psicologi sociali. Ci sarebbero armi di dissuasione più mature, soprattutto per artisti che dovrebbero sbatterci in faccia le nostre ombre e accompagnarci nella loro sublimazione anziché avallare retoriche di potere.

L’arte non deve essere una succursale della pedagogia più moralista ma manifestare semmai l’abissale chimera di una nefasta morale universale. Non chiedete ai demoni fertili di poeti e musicisti di ricondurvi nel recinto dei buoni sentimenti, perché “dove cresce il pericolo, cresce anche ciò che salva”, ricordava Holderlin.

E se i poeti dai tempi di Platone scontano la fama di immorali e sono profeticamente esclusi dalla Repubblica, allora rivolgiamoci alla scienza: un certo Sigmund Freud sosteneva che la rimozione di contenuti proibiti alla coscienza è all’origine della malattia mentale. Il padre della teoria psicoanalitica chiamava con l’eloquente “Disagio della civiltà” l’effetto della scelta del bisturi di un’intera società rispetto all’accettazione della complessità dissonante della realtà.

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