Il falso totem della colpevolizzazione dei comportamenti

Un mio articolo per il giornale Kulturjam

Adesso abbiamo anche pazienti di 40 anni in terapia intensiva. Lo ha detto una dottoressa di Modena. Partiamo da questa frase. Questa non è una riflessione sul credere o meno alla pandemia, al virus, alle cure, ai vaccini. L’evidenza di quel che accade è davanti a tutti, nelle vite che viviamo e in quelle che incrociamo. La riflessione è sulla narrazione, il totem della colpevolizzazione dei comportamenti, le certezze su cui si è costruita una visione e un insieme di azioni, che vengono smentite puntualmente come se fosse nomale, come se non ci fosse una responsabilità in tutto questo.

Adesso, non prima, sostiene la dottoressa che dirige la terapia intensiva di Modena su Il Fatto Quotidiano. Ne dobbiamo forse dedurre che se una persona informata sui fatti più di qualsiasi altra ha osservato questo dato come una novità, chi sosteneva le stesse cose fino ad oggi mentiva? Attraverso l’eco dei media e la sponda del governo, per un anno si è imposta alla popolazione una bugia? La verità nella narrazione sul Covid è ormai un momento della menzogna?

Nonostante la raffica di pareri di esperti e tutti i dati raccolti, abbiamo sempre più domande. E dopo un anno è grave, e non a caso siamo punto e a capo. Ancora più grave è che per tutto questo tempo abbiamo vissuto di false certezze. Ognuno col suo corrimano a cui aggrapparsi, più o meno tendente al panico o alla negazione.


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