Ho scritto il testo di una canzone dei MAISIE

Una gioia grande che volevo raccontarvi da tempo: ho scritto il testo di una canzone del nuovo disco dei Maisie di Alberto Scotti, Cinzia La Fauci e altre decine di ospiti tra cui il mio amico Simone Perna, che è uscito pochi giorni fa. Ai musicofili non servono presentazioni mentre per i curiosi basti dire che sono più che una “semplice” band, un’avventura irripetibile dell’underground italiano dei nostri giorni. Sono grato e vi invito all’ascolto, l’idea al solito geniale è quella di raccontare grandezze e miserie di Luigi La Rocca, cittadino in balia del senso comune a cavallo del lockdown. Le musiche, composte maniacalmente in anni di lavoro da Alberto e co, sono un caleidoscopio anarchico in cui c’è tutto quello che amo. Alberto ha traslato in dialetto siciliano le mie parole, che mi aveva invitato a scrivere dopo una litigata furiosa tra noi su FB, tanto per dare un’idea. Se c’è una lezione è, parafrasando un altro collaboratore dei Maisie, Flavio Giurato: figliola litiga coi cantautori che poi finisci nelle loro canzoni. Il pezzo si chiama non a caso “Oggi un comunista su facebook” e potete ascoltarlo al link nei commenti. Potete ordinare il disco presso Snowdonia dischi e lo potete ascoltare in streaming gratuito su Bandcamp. Enjoy! E per chi ne vuole sapere di più, copio e incolla le recensioni di Giuseppe Noiszueiv e Salvatore Setola.

“Dal diario di Luigi La Rocca, cittadino” è un album terrificante. Intendo dire che è un disco (enorme, lunghissimo, strabordante) che rappresenta alla perfezione l’orrore del mondo moderno.
Non è un ascolto facile. Ascoltare gli sproloqui del Cittadino Luigi La Rocca, entusiasta fruitore di controinformazione, drogato di alta tecnologia, bandieruola social, leone da tastiera, vile, nonsonorazzista, seguirlo in tutti i suoi apparenti cambiamenti di bandiera e di visione e nei suoi entusiasmi che sembrano comandati a bacchetta da un vento umorale social, è un viaggio nell’orrore e nella superficialità della società di oggi, pronta ad accogliere qualsiasi cosa purché la dica la rete, dall’odio razziale alla cura dei tumori con limone e bicarbonato. Non è un disco facile e soprattutto non è un disco che offre soluzioni o consolazioni, ma solo desolazione e rabbia. Può essere estenuante se non ci si arma di ironia e di Gaviscon. Potrebbe essere una commedia truce da girarsi in lercio 8mm ripescato dagli anni settanta, e presto o tardi dovrebbe proprio diventarlo, un film.
Luigi La Rocca è evidentemente la nemesi perfetta di Alberto Scotti e questo album è il perfetto puntaspilli voodoo dei suoi mal di pancia, eppure a me non pare che sia lui, il cittadino in questione, l’oggetto della rabbia. A me pare che questo album voglia fare molto arrabbiare l’ascoltatore. Perché se non è facile (anche se ormai raro, e tutt’altro che banale) fare un disco politico e impegnato nel 2022, con proclama slogan o semplici affermazioni e promemoria di ciò che non va (come provo un po’ a fare, per esempio, con la mia band), è molto più raro, interessante e delicato far parlare la voce della mediocrità del male, un male di cui Luigi il cittadino è protagonista e veicolo ma forse non colpevole unico, perché non riesco a non vedere tutto sommato una rabbiosa pietà verso di lui. È un’idea folle e funziona. Ma fa male come una raffica di cazzotti.
Ma la cosa incredibile è l’aspetto musicale. Questo disco è suonato e cantato veramente da dio e pieno di idee fino a scoppiare. Se provate a staccarvi dai testi (per me è stato spesso necessario, quasi automatico, per salvaguardarmi dall’orrore narrato) non c’è una nota che sia fuori posto ma soprattutto non ce n’è una che sia al suo posto, lì dove te l’aspettavi. I Maisie – band e la compagine nutritissima di ospiti che li accompagna fanno cose stranissime e fuori di testa, seguendo alla perfezione gli umori della narrazione, aiutando l’ascoltatore a estraniarsi dalla follia demente di Luigi La Rocca, permettendogli di aggrapparsi a una follia sana e liberatoria.”
(Giuseppe Noiszueiv)

Luigi La Rocca è un Tommy degli Who nato da una gang bang audiovisiva tra i Magma, la Charlie Haden Liberation Orchestra, i Mostri di Dino Risi e Checco Zalone. Il suo flipper è l’iPhone, la sua Sally Simpson una prostituta africana che batte sulla strada tra casa e calcetto.
Non è cieco, non è sordo e non è muto; anzi. Vede troppo, ascolta troppo e tuttavia non possiede gli strumenti per interpretare gli stimoli socioculturali da cui è bombardato, così li convoglia in lunghi post indignati su facebook. E se in un primo tempo è un populista che fa crociate contro gli immigrati, i comunisti e i preti, nel corso della storia si trasforma in un progressista che inneggia alla “grandezza” di Oliverio Toscani, all’utero in affitto e alla globalizzazione culturale. A non cambiare, però, è il tono di chi sta sempre dalla parte giusta della barricata per liberarci dagli incivili, gli ignavi e gli insensibili.
L’ultimo album dei Maisie è una grande commedia all’italiana, girata col ghigno grottesco dei Monty Python e sonorizzata con un eclettismo stilistico che ricorda gli zibaldoni a tema dei Magnetic Fileds. È uno spaccato da una realtà sociale che è sempre più virtuale, un diario postmoderno e post-democratico di un utente facebook, una grande opera di pop art per una civiltà allo sbando che ha sostituito il sogno irraggiungibile di Marilyn Monroe col fantasma di Steve Jobs.
(Salvatore Setola)

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